PROGETTO SEX OFFENDERS

Contesto e principi metodologici di riferimento

Per i detenuti in espiazione di pena in carcere, la legge prevede l’effettuazione di un trattamento rieducativo finalizzato al reinserimento sociale e al contenimento del pericolo di recidiva.

Con detenuti autori di reati a sfondo sessuale occorre considerare che:

  1. Si tratta di reati ad alto tasso di recidiva, proprio perché il comportamento illecito (come per altre tipologie di reato) è espressione radicata della personalità dell’autore e, se non si interviene su questa, non vi può essere alcun risultato di riduzione di tali reati;
  2. Il costo sociale della violenza contro le donne è enorme. Prevedere pertanto una presa in carico psico-educativa dei soggetti autori di violenza ha una valenza preventiva rispetto all’escalation dei costi socio-sanitari legati al fenomeno;
  3. La categoria dei sex offender è composta da persone provenienti da fasce socio-economiche talvolta agiate, con strumenti culturali e realtà professionali anche di alto livello. Tali soggetti potrebbero difficilmente identificarsi e trovare quindi giovamento da interventi riabilitativi più generalizzati miranti all’acquisizione di competenze professionali e culturali di base.

Il profilo dei sex offenders
Il comportamento sessuale dei sex offenders va dalla sopraffazione alla molestia allo stupro e si definisce  come un comportamento attuato senza il consenso dell’altra persona, in un contesto di sbilanciamento di potere, a seguito  di una coercizione.

Per individuare i fattori scatenanti l’agito violento, occorre conoscere le esperienze vissute nell’infanzia, i fattori aspecifici, e i contesti socio-culturali e relazionali di provenienza e di appartenenza.

Tra i fattori scatenanti possono essere individuati: i disturbi cognitivi, cioè disturbi nel leggere le informazioni che provengono dal mondo esterno per cui la realtà viene distorta, la scarsa competenza empatica, l’insoddisfatto bisogno di intimità.

Queste problematiche associate ad esperienze traumatiche, a contesti culturali poveri, svalutativi e alla concezione di superiorità del maschio rispetto alla figura femminile, spesso contribuiscono all’assenza del controllo degli impulsi e all’attuazione delle violenze.

Caratteristica rilevante di tale categoria di soggetti è la tipicità del pensiero, caratterizzata da meccanismi strutturati di distorsione cognitiva che permettono loro di tollerare a livello intrapsichico la condotta posta in essere. Due sono i meccanismi maggiormente utilizzati: la negazione e la minimizzazione del danno arrecato alla vittima. La negazione consente al reo di appellarsi ad attenuanti circostanziali che possono limitare la negatività delle conseguenze del reato commesso; la minimizzazione invece si basa sulla differenza tra azioni considerate sbagliate in se stesse ed azioni che pur essendo illegali vengono riconosciute come moralmente accettabili.

La rabbia è presente come condizione necessaria ma non sufficiente a spiegarli. Lo stesso vale per la cecità verso l’elaborazione cognitivo-affettiva. Questa è spesso assente e può impedire al sex offender di collegare adeguatamente le sue risposte emotive agli stimoli esterni e interpersonali. Spesso, allora, l’atto aggressivo rappresenta la scarica di sensazioni di rabbia non comprese che, associate a un deficit relativo alla comunicazione e all’identificazione delle emozioni, caratterizzano la vita interiore dell’offender.

Obiettivo
L’intervento si basa sul riconoscimento che il comportamento sessuale aggressivo occupa solo una parte della vita dell’aggressore sessuale, e che pertanto questi è da intendersi come persona potenzialmente in grado di acquisire nuovi stili di comportamento e di rivedere in modo critico le azioni compiute.

Dunque l’obiettivo è il cambiamento evolutivo della persona, in un’ottica di riduzione del danno, in cui la struttura carceraria possa configurarsi come risorsa.

Il gruppo
I sex offenders sembrano incapaci di comprendere l’impatto delle proprie azioni violente e tendono a negare il danno inflitto alle loro vittime, mostrando scarso senso di colpa verso i propri agiti aggressivi.

Distorsioni cognitive e deficit affettivi sono parte del processo che guida l’offender a minimizzare l’impatto sulla vittima. La sofferenza della vittima spesso è mal interpretata e può anche contribuire all’eccitazione sessuale. Le attività del gruppo vogliono focalizzare l’attenzione sul presente, per far apprendere ali partecipanti specifiche abilità che riguardano l’identificazione dei cosiddetti modi distorti di pensare, la modificazione di convinzioni irrazionali e la possibilità di cambiare i propri  comportamenti disadattativi.

La mancanza di empatia verso le vittime può essere vista come l’incapacità di considerare la paura e il dolore della persona aggredita e gli effetti di questo dolore sulla vita della vittima stessa. Lo scopo di un “allenamento” all’empatia potrebbe essere il raggiungimento di una profonda comprensione sia sul livello intellettuale che su quello emozionale.

Vergogna e disconoscimento di sé risultano essere i principali ostacoli per il cambiamento delle distorsioni cognitive e degli errori di pensiero nei sex offenders. Per questo, uno degli obiettivi dell’intervento è il lavoro volto a cambiare la gestione della vergogna da parte del detenuto, oltre all’accrescimento dell’empatia e della potenziale capacità di stare all’interno di una relazione affettiva.

La condivisione in gruppo obbliga i partecipanti a riflettere sui propri modelli comportamentali e può permettere una nuova lettura delle esperienze vissute.

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